Moda e sostenibilità:
10 punti chiave da raggiungere nel manifesto della Fashion Revolution Week
Come ogni anno torna l’appuntamento con la Fashion Revolution Week, una settimana che invita tutti i consumatori a riflettere sulle logiche e i valori alla base del sistema moda. Per il decennale del movimento, il focus viene posto sui 10 punti del suo manifesto: ripercorriamoli insieme per capire come coniugare maggiormente moda e sostenibilità, anche attraverso la scelta dei brand etici che ti proponiamo all’interno della nostra directory.
La Fashion Revolution Week è un tema di cui torniamo a occuparci ogni anno. Lo abbiamo fatto per la prima volta in occasione dell’edizione 2021, raccontando le origini di questo movimento nato nel 2013 in seguito al noto incidente di Rana Plaza che, mosso dall’eloquente interrogativo Who Made My Clothes?, cercava un nuovo connubio tra moda e sostenibilità. Lo scorso anno abbiamo invece voluto riflettere più a fondo sul tema dell’edizione 2022 – Money, Fashion, Power – e su come sovvertire gli asset fondamentali del sistema fashion, pretendendo una moda più etica, sostenibile e responsabile.Anche quest’anno, dal 22 al 29 aprile, la Fashion Revolution Week torna a farci riflettere su come la moda non dovrebbe legarsi allo sfruttamento del pianeta, delle risorse e degli esseri umani.

A 10 anni dall’incidente di Rana Plaza, il movimento della Fashion Revolution Week mette in evidenza i 10 punti del proprio manifesto, invitando a un’azione globale che possa produrre un profondo cambiamento del sistema e portare alla nascita di un reale connubio tra moda e sostenibilità.
Il manifesto della Fashion Revolution Week fu stilato nel 2018 con l’intento di richiedere un cambiamento dell’industria della moda a livello globale, coniugando moda e sostenibilità, promuovendo la conservazione e il ripristino delle risorse ambientali e mettendo il valore della vita umana al di sopra delle logiche di profitto. Come troviamo scritto sul sito della Fashion Revolution Week “crediamo che nonostante la moda abbia un impatto negativo colossale, abbia anche il potere e il potenziale per essere una forza di cambiamento”: è questa la logica alla base del manifesto della Fashion Revolution Week, che ti invitiamo a firmare per richiedere in modo concreto un cambiamento dell’industria della moda a livello globale. I 10 punti del manifesto della Fashion Revolution Week esprimono valori e obiettivi per il futuro in cui noi di Sustainable Gate ci riconosciamo appieno: i brand sostenibili inseriti nella nostra directory producono e commercializzano moda proprio rispecchiandosi in questi valori.
“La moda offre un lavoro dignitoso, dall’ideazione alla creazione alla sfilata. Non schiavizza, non mette in pericolo, sfrutta, sovraccarica di lavoro, molesta, abusa o discrimina nessuno. La moda libera i lavoratori e chi indossa gli abiti e mette tutti in condizione di far valere i propri diritti.”
Il primo punto del manifesto della Fashion Revolution Week rimanda a quel Who Made My Clothes? su cui abbiamo riflettuto in uno degli articoli precedenti del nostro blog, in cui ti avevamo presentato alcuni brand e imprenditori che avevano fatto del rispondere a questa domanda il fil rouge delle loro collezioni moda. Questo primo punto del manifesto è uno statement di cui dovremmo sempre ricordarci quando guardiamo il cartellino del prezzo di ciò che acquistiamo: una t-shirt che costa 5€ non può avere alle sue spalle lavoratori con una paga decorosa e che lavorano in condizioni dignitose. Sappiamo bene come possa essere difficile porsi domande e dubbi di fronte a prezzi così allettanti, ma questo primo step è indispensabile per cambiare il sistema e coniugare moda e sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.
“La moda offre una paga giusta ed equa. Accresce il livello di sostentamento di chiunque lavori per l’industria, dall’azienda agricola al negozio. La moda solleva le persone dalla povertà, crea delle società prosperose e soddisfa le aspirazioni.”
Questo secondo punto del manifesto si ricollega direttamente al precedente, invitandoci a considerare come parte del sistema moda ogni suo tassello: non solo, quindi, chi cuce i nostri abiti, ma anche ad esempio chi coltiva il cotone, chi produce i bottoni o le cerniere, chi trasporta i nostri capi, chi ogni mattina apre un negozio fisico per venderli. Ecco che, se pensiamo a quante persone e quanti lavori diversi ci siano dietro ogni capo, anche il più semplice, considerare giusti prezzi ridicolmente piccoli sembra ancora più surreale. Un capo d’abbigliamento che ci costa quanto un cornetto al bar non può avere alle sue spalle paghe eque per tutti i lavoratori coinvolti nella sua catena di produzione e commercializzazione: fare i conti con questa realtà non può più essere un optional.
“La moda dà alle persone una voce, la possibilità di parlare apertamente senza paura, di unirsi senza repressione e negoziare migliori condizioni a lavoro e nelle comunità.”
Noi di Sustainable Gate crediamo fortemente nella potenza delle singole voci: quelle dei lavoratori, che devono avere il dritto di unirsi e richiedere il rispetto dei loro diritti basilari, ma anche quelle dei consumatori, che insieme possono chiedere un cambiamento del sistema e che moda e sostenibilità vadano di pari passo. Non dimentichiamo poi le voci dei brand che uniti, prodotto dopo prodotto, possono offrire una reale alternativa al mondo del fast fashion. Il nostro progetto nasce proprio per dare voce alla richiesta di un sistema moda diverso ed etico.
“La moda rispetta cultura e tradizione. Incoraggia, celebra e ricompensa il talento e la maestria. Riconosce la creatività come il suo bene più forte. La moda non si appropria mai senza prima dare credito o ruba senza permesso. La moda onora l’artigiano.”
Il sistema della moda tradizionale si fonda su una serie di problematiche che tutti noi conosciamo (o dovremmo conoscere) bene: sfruttamento eccessivo delle risorse, inquinamento, utilizzo di sostanze pericolose, logiche usa e getta, sfruttamento dei lavoratori, degli animali e del pianeta. Accanto a questi problemi noti ed evidenti ve ne sono però altri più nascosti e subdoli, come l’appropriazione culturale. Un caso esemplare è rappresentato dalla collezione 2019 di MaxMara, che richiamava un decoro tipico dell’etnia Oma, ovviamente senza che la popolazione Oma ne fosse a conoscenza o ricevesse un compenso. La vicenda portò alla creazione di un database digitale che racchiude una moltitudine di indumenti, motivi e tecniche tradizionali culturalmente significativi per gli Oma e che ne proteggesse in futuro l’eredità culturale, ma è anche esemplificativa della scarsa etica che sta spesso alle spalle delle collezioni del sistema moda tradizionale. Molti dei brand sostenibili inseriti nella nostra directory sono invece realtà artigianali che sanno valorizzare la cultura e la tradizione della propria terra.
“La Moda sta per solidarietà, disponibilità e democrazia, indipendentemente da razza, classe sociale, genere, età, forma, identità o abilità. Sostiene che la diversità sia fondamentale per il successo.”
La creatività alla base del sistema moda sboccia e prolifera in contesti che sanno valorizzare le idee, le opinioni e le diversità. Per questo, anche tra i brand inseriti nella nostra directory, ne troverai di diversissimi, in grado di rispondere ai più diversi stili, esprimendo l’individualità delle persone alle spalle del brand e adattandosi a quelle di ogni possibile consumatore.
“La moda conserva e preserva l’ambiente. Non esaurisce risorse preziose, degrada il nostro terreno, inquina la nostra aria e la nostra acqua o mette in pericolo la nostra salute. La moda protegge il benessere di tutte le cose viventi e salvaguardia i diversi ecosistemi.”
È questo un aspetto che su Sustainable Gate conosciamo e trattiamo approfonditamente. Nella sezione Be Conscious del nostro sito ti invitiamo a conoscere luci e ombre del sistema moda, approfondendo le conseguenze catastrofiche per il nostro pianeta della moda tradizionale. Moda e sostenibilità però possono e devono andare a braccetto. Spesso purtroppo anche per i consumatori più volenterosi può non essere semplice destreggiarsi tra i reali impegni in materia di sostenibilità e le campagne di green washing che ormai spopolano tra i brand del sistema moda. Il nostro consiglio? Le certificazioni non mentono, affidati a loro per scegliere capi che siano davvero prodotti con materiali sostenibili, magari riciclati, e con buone pratiche poco impattanti a livello ambientale!
“La moda non distrugge o getta senza motivo ma ridisegna e recupera consapevolmente in modo circolare. La moda è riparata, riusata, riciclata e creata da scarti. I nostri guardaroba e le discariche non straboccano di abiti che abbiamo desiderato ma non amato, comprato ma non tenuto.”
Il primo vero dogma che ogni consumatore dovrebbe seguire è di non comprare quanto non è necessario. Secondo un report pubblicato nel 2021 dal Parlamento europeo, in Europa vengono infatti consumati ogni anno circa 26 chili di prodotti tessili a persona: rispetto agli anni ’90 c’è stato un incremento del 40%. Il sistema moda tradizionale è guidato da una logica usa e getta che, al di là dei materiali e delle tecniche produttive utilizzate, non può che risultare deleteria per il pianeta. Ridurre questo trend di overconsumption è il primo, indispensabile passo per immaginare un maggiore connubio tra moda e sostenibilità. È però altrettanto importante ridurre gli scarti del sistema moda e favorire il riciclo dei prodotti e dei materiali: all’interno della nostra directory puoi scegliere di selezionare brand che lavorino proprio con materiali riciclati o con logiche di economia circolare, ad esempio ritirando i capi usati a cui donare nuova vita. Seleziona i filtri per conoscere tanti brand che lavorano nel rispetto di questi valori!
“La moda è trasparente e responsabile. La moda adotta chiarezza e non si nasconde dietro la complessità né si affida a segreti commerciali per ricavarne valore. Chiunque, ovunque può scoprire come, dove, da chi e sotto quali circostanze vengono fatti i propri vestiti.”
Ecco che torniamo di nuovo alle domande simbolo del movimento della Fashion Revolution Week: Who Made My Clothes? What’s in My Clothes? Come consumatori dovremmo pretendere risposta a queste domande e imparare innanzitutto a leggere con attenzione le etichette dei capi, così come facciamo con gli ingredienti del cibo al supermercato: il prezzo può essere un primo importante indicatore delle condizioni e dei materiali con cui sono fatti i capi, ma non necessariamente. Anche tanti capi di alta moda dai prezzi esorbitanti, infatti, nascondono alle loro spalle storie di sfruttamento umano e ambientale. Impariamo allora a leggere con attenzione i materiali utilizzati per fare il capo che stiamo per acquistare, scopriamo dove è stato fatto, andiamo alla ricerca di certificazioni che possono segnalarne la reale sostenibilità. Non temiamo di indagare, fare domande e pretendere risposte chiare: la moda etica e responsabile non teme di dare risposte e, dove ci sono delle ombre, probabilmente c’è qualcosa da nascondere.
“La moda misura il successo da più che vendite e profitti. La moda mette a pari livello crescita finanziaria, benessere umano e sostenibilità dell’ambiente.”
Il connubio tra moda e sostenibilità non va inteso solo a livello ambientale, ma anche sociale e finanziario. Una “buona moda” deve essere rispettosa dell’ambiente e delle risorse, ma deve anche essere una dignitosa fonte di sostentamento per le persone coinvolte lungo la catena del valore e deve assicurare una sostenibilità finanziaria. Questi tre elementi sono inscindibili per garantire imprese che possano essere sostenibili ed etiche e perdurare nel tempo. Vendite e profitti non devono essere l’unico obiettivo a cui tendere, ma garantire la sostenibilità d’impresa è essenziale per assicurare che sempre più prodotti di moda possano essere realizzati in modo etico e sostenibile, creando una reale alternativa alla moda tradizionale e al fast fashion.
“La moda vive per esprimere, deliziare, riflettere, protestare, confortare, dispiacersi e condividere. La moda non soggioga, denigra, marginalizza o compromette. La moda celebra la vita.”
L’ultimo punto del manifesto della Fashion Revolution Week racchiude e sintetizza tutti i precedenti. L’emblematica conclusione “La moda celebra la vita” riassume quello che la moda dovrebbe rispettare, contribuire a proteggere e appunto, celebrare: le persone, i consumatori, i produttori, l’ambiente in cui essi vivono, l’ecosistema in cui sono inseriti, la loro storia, le loro tradizioni e la loro cultura. La moda non dovrebbe essere fonte di sfruttamento – in nessuna delle sue accezioni, ambientale ed umano – ma nemmeno di ghettizzazione, marginalizzazione, omologazione.
È questa “celebrazione della vita” che, in modi e forme diverse, noi di Sustainable Gate ricerchiamo in ogni brand che inseriamo nella nostra directory. Alcuni esempi? Li trovi di seguito, ma – sempre con un attento occhio di riguardo ad evitare acquisti non necessari o superflui – qualsiasi cosa tu stia cercando, puoi essere certo che tutti i brand inseriti nella nostra directory rispettino ed aiutino a rendere realtà i punti del manifesto della Fashion Revolution Week.
#1 Lavoro dignitoso e libertà personale
“La moda offre un lavoro dignitoso, dall’ideazione alla creazione alla sfilata. Non schiavizza, non mette in pericolo, sfrutta, sovraccarica di lavoro, molesta, abusa o discrimina nessuno. La moda libera i lavoratori e chi indossa gli abiti e mette tutti in condizione di far valere i propri diritti.”
Il primo punto del manifesto della Fashion Revolution Week rimanda a quel Who Made My Clothes? su cui abbiamo riflettuto in uno degli articoli precedenti del nostro blog, in cui ti avevamo presentato alcuni brand e imprenditori che avevano fatto del rispondere a questa domanda il fil rouge delle loro collezioni moda. Questo primo punto del manifesto è uno statement di cui dovremmo sempre ricordarci quando guardiamo il cartellino del prezzo di ciò che acquistiamo: una t-shirt che costa 5€ non può avere alle sue spalle lavoratori con una paga decorosa e che lavorano in condizioni dignitose. Sappiamo bene come possa essere difficile porsi domande e dubbi di fronte a prezzi così allettanti, ma questo primo step è indispensabile per cambiare il sistema e coniugare moda e sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.
#2 Paghe giuste
“La moda offre una paga giusta ed equa. Accresce il livello di sostentamento di chiunque lavori per l’industria, dall’azienda agricola al negozio. La moda solleva le persone dalla povertà, crea delle società prosperose e soddisfa le aspirazioni.”
Questo secondo punto del manifesto si ricollega direttamente al precedente, invitandoci a considerare come parte del sistema moda ogni suo tassello: non solo, quindi, chi cuce i nostri abiti, ma anche ad esempio chi coltiva il cotone, chi produce i bottoni o le cerniere, chi trasporta i nostri capi, chi ogni mattina apre un negozio fisico per venderli. Ecco che, se pensiamo a quante persone e quanti lavori diversi ci siano dietro ogni capo, anche il più semplice, considerare giusti prezzi ridicolmente piccoli sembra ancora più surreale. Un capo d’abbigliamento che ci costa quanto un cornetto al bar non può avere alle sue spalle paghe eque per tutti i lavoratori coinvolti nella sua catena di produzione e commercializzazione: fare i conti con questa realtà non può più essere un optional.
#3 Tante voci possono fare la differenza
“La moda dà alle persone una voce, la possibilità di parlare apertamente senza paura, di unirsi senza repressione e negoziare migliori condizioni a lavoro e nelle comunità.”
Noi di Sustainable Gate crediamo fortemente nella potenza delle singole voci: quelle dei lavoratori, che devono avere il dritto di unirsi e richiedere il rispetto dei loro diritti basilari, ma anche quelle dei consumatori, che insieme possono chiedere un cambiamento del sistema e che moda e sostenibilità vadano di pari passo. Non dimentichiamo poi le voci dei brand che uniti, prodotto dopo prodotto, possono offrire una reale alternativa al mondo del fast fashion. Il nostro progetto nasce proprio per dare voce alla richiesta di un sistema moda diverso ed etico.
#4 Il rispetto della creatività
“La moda rispetta cultura e tradizione. Incoraggia, celebra e ricompensa il talento e la maestria. Riconosce la creatività come il suo bene più forte. La moda non si appropria mai senza prima dare credito o ruba senza permesso. La moda onora l’artigiano.”
Il sistema della moda tradizionale si fonda su una serie di problematiche che tutti noi conosciamo (o dovremmo conoscere) bene: sfruttamento eccessivo delle risorse, inquinamento, utilizzo di sostanze pericolose, logiche usa e getta, sfruttamento dei lavoratori, degli animali e del pianeta. Accanto a questi problemi noti ed evidenti ve ne sono però altri più nascosti e subdoli, come l’appropriazione culturale. Un caso esemplare è rappresentato dalla collezione 2019 di MaxMara, che richiamava un decoro tipico dell’etnia Oma, ovviamente senza che la popolazione Oma ne fosse a conoscenza o ricevesse un compenso. La vicenda portò alla creazione di un database digitale che racchiude una moltitudine di indumenti, motivi e tecniche tradizionali culturalmente significativi per gli Oma e che ne proteggesse in futuro l’eredità culturale, ma è anche esemplificativa della scarsa etica che sta spesso alle spalle delle collezioni del sistema moda tradizionale. Molti dei brand sostenibili inseriti nella nostra directory sono invece realtà artigianali che sanno valorizzare la cultura e la tradizione della propria terra.
#5 Diversity come chiave per il successo
“La Moda sta per solidarietà, disponibilità e democrazia, indipendentemente da razza, classe sociale, genere, età, forma, identità o abilità. Sostiene che la diversità sia fondamentale per il successo.”
La creatività alla base del sistema moda sboccia e prolifera in contesti che sanno valorizzare le idee, le opinioni e le diversità. Per questo, anche tra i brand inseriti nella nostra directory, ne troverai di diversissimi, in grado di rispondere ai più diversi stili, esprimendo l’individualità delle persone alle spalle del brand e adattandosi a quelle di ogni possibile consumatore.
#6 Rispetto dell’ambiente
“La moda conserva e preserva l’ambiente. Non esaurisce risorse preziose, degrada il nostro terreno, inquina la nostra aria e la nostra acqua o mette in pericolo la nostra salute. La moda protegge il benessere di tutte le cose viventi e salvaguardia i diversi ecosistemi.”
È questo un aspetto che su Sustainable Gate conosciamo e trattiamo approfonditamente. Nella sezione Be Conscious del nostro sito ti invitiamo a conoscere luci e ombre del sistema moda, approfondendo le conseguenze catastrofiche per il nostro pianeta della moda tradizionale. Moda e sostenibilità però possono e devono andare a braccetto. Spesso purtroppo anche per i consumatori più volenterosi può non essere semplice destreggiarsi tra i reali impegni in materia di sostenibilità e le campagne di green washing che ormai spopolano tra i brand del sistema moda. Il nostro consiglio? Le certificazioni non mentono, affidati a loro per scegliere capi che siano davvero prodotti con materiali sostenibili, magari riciclati, e con buone pratiche poco impattanti a livello ambientale!
#7 Circolarità e utilizzo consapevole
“La moda non distrugge o getta senza motivo ma ridisegna e recupera consapevolmente in modo circolare. La moda è riparata, riusata, riciclata e creata da scarti. I nostri guardaroba e le discariche non straboccano di abiti che abbiamo desiderato ma non amato, comprato ma non tenuto.”
Il primo vero dogma che ogni consumatore dovrebbe seguire è di non comprare quanto non è necessario. Secondo un report pubblicato nel 2021 dal Parlamento europeo, in Europa vengono infatti consumati ogni anno circa 26 chili di prodotti tessili a persona: rispetto agli anni ’90 c’è stato un incremento del 40%. Il sistema moda tradizionale è guidato da una logica usa e getta che, al di là dei materiali e delle tecniche produttive utilizzate, non può che risultare deleteria per il pianeta. Ridurre questo trend di overconsumption è il primo, indispensabile passo per immaginare un maggiore connubio tra moda e sostenibilità. È però altrettanto importante ridurre gli scarti del sistema moda e favorire il riciclo dei prodotti e dei materiali: all’interno della nostra directory puoi scegliere di selezionare brand che lavorino proprio con materiali riciclati o con logiche di economia circolare, ad esempio ritirando i capi usati a cui donare nuova vita. Seleziona i filtri per conoscere tanti brand che lavorano nel rispetto di questi valori!
#8 Trasparenza
“La moda è trasparente e responsabile. La moda adotta chiarezza e non si nasconde dietro la complessità né si affida a segreti commerciali per ricavarne valore. Chiunque, ovunque può scoprire come, dove, da chi e sotto quali circostanze vengono fatti i propri vestiti.”
Ecco che torniamo di nuovo alle domande simbolo del movimento della Fashion Revolution Week: Who Made My Clothes? What’s in My Clothes? Come consumatori dovremmo pretendere risposta a queste domande e imparare innanzitutto a leggere con attenzione le etichette dei capi, così come facciamo con gli ingredienti del cibo al supermercato: il prezzo può essere un primo importante indicatore delle condizioni e dei materiali con cui sono fatti i capi, ma non necessariamente. Anche tanti capi di alta moda dai prezzi esorbitanti, infatti, nascondono alle loro spalle storie di sfruttamento umano e ambientale. Impariamo allora a leggere con attenzione i materiali utilizzati per fare il capo che stiamo per acquistare, scopriamo dove è stato fatto, andiamo alla ricerca di certificazioni che possono segnalarne la reale sostenibilità. Non temiamo di indagare, fare domande e pretendere risposte chiare: la moda etica e responsabile non teme di dare risposte e, dove ci sono delle ombre, probabilmente c’è qualcosa da nascondere.
#9 Sostenibilità finanziaria, sociale e ambientale
“La moda misura il successo da più che vendite e profitti. La moda mette a pari livello crescita finanziaria, benessere umano e sostenibilità dell’ambiente.”
Il connubio tra moda e sostenibilità non va inteso solo a livello ambientale, ma anche sociale e finanziario. Una “buona moda” deve essere rispettosa dell’ambiente e delle risorse, ma deve anche essere una dignitosa fonte di sostentamento per le persone coinvolte lungo la catena del valore e deve assicurare una sostenibilità finanziaria. Questi tre elementi sono inscindibili per garantire imprese che possano essere sostenibili ed etiche e perdurare nel tempo. Vendite e profitti non devono essere l’unico obiettivo a cui tendere, ma garantire la sostenibilità d’impresa è essenziale per assicurare che sempre più prodotti di moda possano essere realizzati in modo etico e sostenibile, creando una reale alternativa alla moda tradizionale e al fast fashion.
#10 La moda celebra la vita
“La moda vive per esprimere, deliziare, riflettere, protestare, confortare, dispiacersi e condividere. La moda non soggioga, denigra, marginalizza o compromette. La moda celebra la vita.”
L’ultimo punto del manifesto della Fashion Revolution Week racchiude e sintetizza tutti i precedenti. L’emblematica conclusione “La moda celebra la vita” riassume quello che la moda dovrebbe rispettare, contribuire a proteggere e appunto, celebrare: le persone, i consumatori, i produttori, l’ambiente in cui essi vivono, l’ecosistema in cui sono inseriti, la loro storia, le loro tradizioni e la loro cultura. La moda non dovrebbe essere fonte di sfruttamento – in nessuna delle sue accezioni, ambientale ed umano – ma nemmeno di ghettizzazione, marginalizzazione, omologazione. È questa “celebrazione della vita” che, in modi e forme diverse, noi di Sustainable Gate ricerchiamo in ogni brand che inseriamo nella nostra directory. Alcuni esempi? Li trovi di seguito, ma – sempre con un attento occhio di riguardo ad evitare acquisti non necessari o superflui – qualsiasi cosa tu stia cercando, puoi essere certo che tutti i brand inseriti nella nostra directory rispettino ed aiutino a rendere realtà i punti del manifesto della Fashion Revolution Week.
Eve Cork: celebrare la natura e i materiali che ci mette a disposizione
La Mission di un brand come Eve Cork è quella di creare prodotti belli, che celebrino la Terra e ogni essere vivente e abbiano un impatto positivo sull’ambiente. Le borse e gli accessori di questo brand, infatti, sono realizzati in sughero, un materiale estremamente sostenibile: l’attenta raccolta manuale della corteccia delle querce da sughero viene effettuata ogni 9-10 anni e aiuta le piante a crescere, a vivere più a lungo e a produrre più ossigeno. Tutto il sughero utilizzato è certificato FSC e proviene da aziende agricole famigliari dove i lavoratori ricevono una paga equa e dignitosa. I prodotti sono poi realizzati in Portogallo da artigiani esperti, trasformando in realtà anche il punto 4 del manifesto della Fashion Revolution Week: “la moda onora l’artigianato”. Tutto il ciclo produttivo, infine, rispetta l’ambiente e ogni forma di vita: ad esempio, non vengono utilizzati prodotti chimici nocivi e tutti i prodotti sono PETA Approved.


Produzione etica ed artigianale in Portogallo
Sostiene le aziende agricole famigliari locali


Nessun utilizzo di sostanze chimiche nocive
Prodotti cruelty free, certificati PETA Approved
Tra i tanti prodotti di Eve Cork, ne abbiamo selezionati alcuni che sono senza dubbio i nostri preferiti: la moda però è questione di gusti, quindi dai un’occhiata ai nostri suggerimenti ma non lasciare che limitino le tue preferenze! La borsa Bora, ad esempio, è spaziosa e perfetta per un utilizzo quotidiano, anche grazie alle pratiche tasche interne ed esterne, ma allo stesso tempo elegante e ricca di personalità. La tracolla removibile permette di indossarla in diversi modi, per adattarsi a ogni stile. Pensata per un uso frequente, il sughero utilizzato per la produzione e l’attenta lavorazione manuale ne assicurano un’alta qualità e una lunga durata nel tempo.
Il modello Keanna, invece, è leggermente più piccolo e presenta un’estetica davvero particolare: il sughero è tagliato e sovrapposto per creare un effetto visivo similare al pizzo. Anche in questo caso la tracolla removibile e la grande versatilità rendono questa borsa perfetta per ogni momento della giornata, dalla quotidianità alle uscite più eleganti.
La borsa Athena, infine, è la più piccola che ti proponiamo, perfetta per quando vuoi girare leggera o non necessiti di portare con te troppe cose. Anche nei modelli più compatti, Eve Cork mantiene i suoi prodotti estraneamente pratici e versatili, con numerose tasche interne ed esterne e, in questo caso, ben due tracolle removibili dalle diverse lunghezze.
Coniugare moda e sostenibilità per Eve Cork significa così proporre accessori eleganti ed unici, ma anche sostenibili, prodotti eticamente e fatti per durare, grazie ai materiali resistenti utilizzati, all’attenta lavorazione manuale e all’estetica pensata per non invecchiare in poche stagioni.
Orbasics: celebrare il valore della semplicità
Orbasics ha fatto della semplicità il suo valore portante. Il brand, nato con l’intento di creare abbigliamento per bambini sostenibile, comodo ma allo stesso tempo bello, oggi ha espanso il suo core business anche all’abbigliamento per donna e uomo, realizzato seguendo i medesimi principi e con la volontà di dare un contributo per rivoluzionare l’industria della moda. Orbasics, infatti, è nato dai problemi che Lilija – madre e oggi anche imprenditrice di successo – ha dovuto affrontare quando ha iniziato a cercare capi d’abbigliamento per la propria figlia, trovando prodotti fortemente targettizzati per genere, non sostenibili e provenienti da cicli produttivi poco chiari, di scarsa qualità e pensati appositamente per dover essere sostituiti rapidamente. Insomma, tutto quanto va contro il manifesto della Fashion Revolution Week! Dopo pochi ma intensi mesi di lavoro, Lilija aveva creato una propria linea di abbigliamento per bambini, unisex e in cotone organico, che oggi si è trasformata in Orbasics.
Prendersi cura dei più piccoli per Orbasics significa mettere a loro disposizione capi che siano comodi, pratici, fatti per giocare e muoversi in libertà e il più possibile gender-neutral, aiutando allo stesso tempo a preservare il pianeta e le risorse naturali per le generazioni future. I capi stessi sono pensati per passare di bambino in bambino, senza rovinarsi o passare di moda rapidamente. Nel tempo, queste caratteristiche sono state estese anche all’abbigliamento per adulti: tutti i capi del brand sono realizzati esclusivamente in cotone organico certificato GOTS e prevengono da una produzione a conduzione famigliare in Portogallo. Le persone che coltivano il cotone, così come quelle che si occupano della produzione dei capi, sono trattate e pagate in modo equo e dignitoso: i regolari controlli eseguiti da Orbasics assicurano che le persone dietro i tessuti utilizzati abbiano scelto liberamente il loro lavoro, lavorino in condizioni sicure, con orari di lavoro equi e che ricevano salari adeguati.
Un capo esemplificativo della filosofia di Orbasics? I leggings in cotone organico per bambini, disponibili dagli 1 ai 12 anni in 10 tonalità diverse! Il nome stesso di questi leggings ne esprime appieno le principali qualità: i leggings Play-All-Day sono realizzati in cotone organico certificato GOTS e quel pizzico di elastane che consente ai bambini di muoversi, correre e saltare in tutta comodità, senza che i leggings scivolino o risultino scomodi. Estremamente morbidi e traspiranti, sono robusti e pensati per resistere a infinite giornate di gioco, passando di bambino in bambino nel corso degli anni. Quale capo migliore per celebrare la vita, con la gioia e la spensieratezza tipiche dei più piccoli?

Nessuno spreco: fatti per durare a lungo!
Unisex, per passare di bambino in bambino
Cotone organico: comodo, resistente, perfetto per i più piccoli
Prodotto nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori
Sostenibilità a tutto tondo: dalla materia prima al packaging
Arctic Seas: celebrare la forza degli oceani
Arctic Seas è un brand produttore di costumi e abbigliamento da spiaggia per uomo e donna che ha fatto della riduzione dei rifiuti uno dei suoi cavalli di battaglia. Arctic Seas, come suggerito già dal nome stesso, vuole fare la sua parte per contrastare il surriscaldamento globale, rallentando lo scioglimento dei ghiacciai che mette a rischio la sopravvivenza di specie come quella degli orsi polari. Il brand vuole contrastare il paradigma “compra-utilizza-getta” che oggi guida la moda tradizionale, proponendo un maggiore connubio tra moda e sostenibilità, con capi che possono essere indossati più a lungo e poi, dopo molto tempo, venire riciclati: l’obiettivo è rigenerare più e più volte i diversi materiali per non sottrarre altre risorse all’ambiente.
Come produttore di costumi, il brand sente una forte connessione con il mondo del mare e degli oceani e utilizza materiali che non ne aggraveranno l’inquinamento, come ad esempio l’Econyl®, un nylon che proviene dal riciclo di oggetti in plastica come le vecchie reti da pesca, e il Seaquel, una fibra ottenuta da bottiglie di plastica e altri rifiuti recuperati dai mari. Accanto all’utilizzo di materiali alternativi e riciclati, il brand si impegna attivamente per ridurre il consumo d’acqua per i propri processi produttivi ed evita il più possibile l’utilizzo di coloranti chimici. Inoltre, per ridurre trasporti e consumi, Arctic Seas non solo si affida a fornitori e produttori locali, ma non ha nemmeno un ufficio centrale, puntando su collaboratori in remote working a cui garantisce salari equi e buone condizioni di lavoro. La produzione avviene in una piccola fabbrica nei pressi di Porto, dove vengono seguiti i medesimi principi di lavoro etico.
I prodotti di Arctic Seas sono fatti per durare, un punto cardine dei brand che vogliono coniugare moda e sostenibilità: questo si riflette nell’utilizzo di materiali di alta qualità, ma anche nella scelta di design pensati per non passare di moda dopo una sola stagione. Vengono anche evitate produzioni massicce o in troppe fantasie diverse: il mantenimento di volumi ridotti assicura l’elevata qualità dei capi e che non vi siano sprechi.
Tutti questi valori sono evidenti ad esempio in questo costume da uomo sostenibile dall’estetica semplice e potenzialmente eterna: lo strato esterno è realizzato in nylon riciclato e riciclabile all’infinito, mentre quello interno è in Seaquel e poliestere riciclato. Un capo resistente e che sarà il compagno di anni e anni di vacanze e nuotate!
Produzioni contenute per evitare sprechi
Materiali riciclati e sempre riciclabili
Prodotto in modo etico e responsabile
Alta qualità ed estetiche pensate per durare negli anni
Riduzione del consumo di acqua nel processo produttivo
Fatto per il mare, pensando al futuro dei mari
Bhava Studio: celebrare ogni forma di vita con materiali cruelty free
Bhava Studio è un brand di calzature che da sempre lavora esclusivamente con materiali cruelty free ed esclude del tutto l’utilizzo della pelle. Bhava Studio, però, vuole anche adottare un approccio etico a tutto tondo che coniughi moda e sostenibilità, buone condizioni di lavoro e rispetto dei propri clienti.
Il brand identifica infatti quattro principali vittime del sistema moda tradizionale. In primis, gli animali: ogni anno l’industria della pelle porta alla macellazione di oltre un miliardo di animali. Per questo, Bhava Studio utilizza esclusivamente materiali alternativi e cruelty free, come il cotone organico, il sughero e microfibre riciclate di alta qualità. La seconda vittima della moda tradizionale è il nostro pianeta: proprio l’industria della pelle è uno dei comparti del settore moda ad arrecare maggiore danno, in particolare nei Paesi produttori, come ad esempio il Bangladesh, che esportano pellami nel resto del mondo senza fornire informazioni trasparenti sulle origini di quei materiali. Anche i lavoratori sono una vittima di questo sistema: Bhava Studio vuole sovvertire il concetto per cui “qualunque lavoro è meglio di nessun lavoro” ritenendo giustamente che, se una professione espone il lavoratore al contatto con sostanze tossiche, allora non è una professione degna. L’ultima vittima del sistema moda tradizionale è anche quella su cui riflettiamo meno spesso: i consumatori, esposti e portati ad omologarsi a tendenze rapide e frivole, che li portano a sperperare denaro, a sacrificare la loro comodità e a ricercare canoni estetici inarrivabili.
Vegan & cruelty free
Resistenti e pensate per durare
Realizzate artigianalmente in Spagna
Realizzate senza l’utilizzo di sostanze nocive
Rispettose dei lavoratori
Pensate per essere comode e senza tempo
Proprio per questo tutte le calzature di Bhava Studio, oltre ad essere vegane e cruelty free, sono realizzate con metodi artigianali, comode da indossare, con un design senza tempo e fatte per durare. Proprio come i sandali Lola, con un robusto e comodo tacco in legno massello e soletta in sughero, che renderanno questi sandali le scarpe alte più comode che tu abbia mail posseduto! Realizzati a mano da esperti artigiani in Spagna, sono ovviamente cruelty free, in pelle vegana e prodotte senza l’utilizzo di sostanze tossiche o pericolose. Bhava Studio dimostra così che l’incontro di moda e sostenibilità può produrre capi eleganti e raffinati, che nulla hanno da invidiare a livello estetico alle firme di alta moda tradizionali, ma che allo stesso tempo sono amici del pianeta e di tutte le forme di vita che lo popolano!
Algonatural: celebrare sostenibilità, semplicità e tradizione, con anche un negozio fisico
AlgoNatural, a differenza di tutti gli altri brand di cui vi abbiamo parlato finora, non è solo un e-commerce ma ha anche un negozio fisico a Udine, dove ha aperto nel 2015. AlgoNatural apre come “negozio di moda naturale”: non è infatti specializzato in un prodotto specifico, ma propone abbigliamento a marchio proprio e di terzi per uomo, donna e bambino, ma anche prodotti tessili per la casa, focalizzandosi sulla sostenibilità e il rispetto della salute umana e del pianeta. La filosofia del brand porta a dare grande rilevanza all’origine e al trattamento delle fibre di cui sono composti i prodotti, ma anche alla protezione dell’ambiente, ai diritti dei lavoratori e alla salute dei clienti. La mission di AlgoNatural è offrire prodotti che possano essere alla portata di tutti, realizzati in fibre naturali attraverso un processo etico e sostenibile. Tra i materiali utilizzati per i capi prodotti o selezionati da AlgoNatural troviamo infatti il cotone organico certificato GOTS, la canapa, un materiale resistente e traspirante in grado di restare fresco in estate e trattenere bene il calore in inverno, la lana biologica proveniente da allevamenti certificati, la lana seta, la seta e il lyocell ottenuto dalla cellulosa dalla polpa di legno.
Tutti i prodotti a marchio proprio sono inoltre realizzati in modo etico e sostenibile, aiutando così i lavoratori con una forma di sostentamento dignitosa ed etica, e vengono poi controllati, finiti e confezionati a Udine dal personale che opera presso il laboratorio di sartoria sociale Fîl della Caritas, dove sono coinvolte persone in situazione di difficoltà.
Sostenibilità ambientale e sociale quindi si incontrano nelle collezioni AlgoNatural, caratterizzate anche da estetiche semplici e pensate per durare: la lotta agli sprechi e all’usa e getta rimane un must per tutti i brand che vogliono coniugare moda e sostenibilità.

Materiali sostenibili, biologici o riciclati
Vegan & cruelty free

prodotti realizzati in modo responsabile
Confezionamento in una sartoria sociale


Estetiche timeless, semplici e spesso unisex
Attenzione ai dettagli: nulla è lasciato al caso

La t-shirt unisex Andrea, ad esempio, è realizzata in cotone organico certificato GOTS e con etichetta STANDARD 100 by OEKO-TEX: disponibile in diveri colori, ha una vestibilità comoda con taglio dritto, è fatta per durare a lungo sia a livello di estetica che di qualità dei materiali e delle finiture.
Anche la giacca impermeabile X è un modello unisex ed è realizzata interamente con materiali riciclati: 100% poliestere riciclato, prevede anche una zip impermeabile riciclata con cursore in metallo riciclato.
I pantaloni da donna Juliana, invece, sono realizzati in cotone biologico certificato GOTS con solo il 2% di elastane per assicurare la giusta vestibilità ed elasticità. Disponibili in vari colori hanno un taglio dritto e minimalista e sono adatti ad un utilizzo quotidiano, anche grazie alle due tasche laterali e alle due sul retro che li rendono estremamente pratici. L’attenzione ai dettagli non manca di certo: basti pensare che anche il bottone è riciclato!
La camicia da donna Liliana, infine, è realizzata al 60% in Lyocell TENCEL™ e al 40% in cotone biologico. Disponibile in diversi colori e dal taglio svasato, presenta bottoni in plastica riciclata e può avvalersi dell’etichetta STANDARD 100 by OEKO-TEX.
Tutti i capi proposti sono inoltre vegani e cruelty free: buoni per i consumatori, per i lavoratori che li hanno prodotti, per il pianeta e per ogni essere vivente! Oltre ai prodotti presenti in catalogo, AlgoNatural realizza infine anche capi personalizzati in cotone organico certificato GOTS e Fairwear, dimostrandosi un ottimo brand sostenibile anche per articoli aziendali e merchandising.