MODA SOSTENIBILE ED ETICA
Il trend della sostenibilità
I consumatori sono sempre più attenti nel ricercare prodotti sostenibili, nella moda, così come in altri settori, ad esempio l’alimentare.
Il potere d’acquisto è la nostra arma: noi consumatori possiamo davvero influenzare le strategie delle imprese e infatti le più attente hanno già imboccato la strada della sostenibilità per stare al passo con le richieste del pubblico. Alcune aziende hanno apportato cambiamenti significativi alla propria attività e filiera, altre purtroppo hanno avviato solo operazioni di facciata, adeguando la comunicazione aziendale ai valori richiesti dai consumatori, senza però un vero e proprio cambiamento sostanziale, comportamento che viene definito greenwashing.
Certamente non è sempre facile innovare cambiando radicalmente processi produttivi e filiere che – soprattutto negli ultimi tempi – hanno dovuto concentrarsi più che altro sul contenimento dei costi.
D’altra parte, c’è anche chi ha investito su un trend, quello della sostenibilità, ritenendolo non una moda passeggera ma un valore importante per la collettività: sono questi i brand virtuosi che oggi si presentano al mercato con prodotti sostenibili, etici e con una filiera produttiva trasparente alle spalle.

Che cos’è la moda sostenibile?
La moda sostenibile è una moda responsabile creata attraverso una filiera trasparente volta al risparmio energetico ed idrico, che rispetta l’ambiente e i lavoratori, utilizza energia rinnovabile e produce capi privi di sostanze chimiche dannose. La moda sostenibile predilige l’utilizzo di tessuti naturali, organici e/o riciclati e ha a cuore anche il benessere degli animali. Predilige inoltre prodotti tracciabili, che seguono le ideologie dell’economia circolare: una volta che un capo termina il proprio ciclo di vita, viene reimmesso nel ciclo produttivo, evitando così lo spreco di materiali.
La moda sostenibile può essere anche interpretata come una risposta corretta e trasparente al consumismo della società odierna, all’individualità e all’arricchimento senza limite da parte delle imprese.
Oggi sono tre le principali correnti di questo sistema moda virtuoso e, il più delle volte, si ritrovano unite nello stesso brand: moda sostenibile, moda etica e moda del riutilizzo/riciclo.
Molti brand sostenibili oggi riuniscono tutti questi aspetti. È normale infatti trovare una maglietta in cotone organico, o materiale riciclato, prodotta con un basso impatto ambientale e realizzata da lavoratori rispettati e supportati con una paga adeguata. Oggi più che mai la sostenibilità va vista come un elemento di vantaggio; i brand che lo hanno capito, ora ne stanno cogliendo i profitti.
Moda sostenibile, moda etica e moda del riutilizzo/riciclo
La moda sostenibile punta prevalentemente al rispetto dell’ambiente e produce prodotti ecosostenibili. I tessuti sono organici, le tinture sono naturali e anche il packaging viene ideato in linea con i principi di sostenibilità. Non vengono utilizzate sostanze chimiche, preservando così l’ambiente e la salute di chi indossa i capi.
I brand che accolgono la filosofia vegana, inoltre, raccomandano di non utilizzare il pellame, non solo nel rispetto degli animali, ma anche per l’impronta negativa sull’ambiente che l’industria del pellame produce.
La moda etica, anche chiamata moda responsabile o moda fair trade prende atto della relazione disequilibrata tra il Nord e il Sud del mondo. È dunque impegnata nella salvaguardia dei diritti dei lavoratori che operano lontano dai Paesi di vendita dei prodotti e combatte il lavoro minorile.
La moda del riutilizzo, oggi riassunta nel vintage, ha origine nella cultura hippie, i primi a indossare capi di seconda mano trovati nei mercatini, così da prendere le distanze dal conformismo e dalla società basata sui consumi. Oggi sono molti i negozi vintage e le organizzazioni no-profit che vendono vestiti usati.
Anche i vestiti creati dal riciclo di altri tessuti o materiali, possono rientrare in questa categoria della moda del riutilizzo: i vestiti vengono riutilizzati, trasformati o rigenerati in nuovi prodotti.
Estetica, etica e sostenibilità
L’intero sistema moda, sin dalla sua nascita, è stato trainato dall’estetica, che ancora oggi è il motivo principale per cui abiti e accessori vengono creati. Prima ancora di toccare un abito, siamo catturati immediatamente dalla sua immagine estetica. Il vestito viene percepito come un’estensione del proprio corpo, quindi modificare il modo di vestirsi agisce direttamente sulla nostra pelle, sul nostro corpo. L’immagine è tutto: ciò che ci attira verso un oggetto o al contrario ciò che potrebbe respingerci. Proprio per questo motivo la moda sostenibile deve pensare attentamente alla propria estetica.
Nonostante una maggior consapevolezza, ancora oggi le decisioni di acquisto si basano principalmente sull’estetica di un prodotto, più che sulle sue caratteristiche etiche e/o sostenibili.
Rispetto agli anni passati si è creata una nuova mentalità in chi fa moda: i brand di moda sostenibile ed etica non vogliono rinunciare all’estetica, ma integrarla al meglio con processi produttivi sostenibili ed etici.
Il consumatore di moda sostenibile
Il consumatore che compra moda sostenibile è un consumatore responsabile, che ha a cuore principalmente tre valori:
- cura personale (sia fisica – gli abiti non arrecano danno alla salute – che psichica – ci fanno sentire bene)
- rispetto verso gli altri (i prodotti provengono dal commercio equo e solidale, dove i lavoratori vengono rispettati lungo tutta la filiera, e il lavoro minorile viene bandito)
- rispetto dell’ambiente (i prodotti e i relativi packaging hanno un basso impatto ambientale)
Origini della moda sostenibile
La rivoluzione hippie degli anni Sessanta e Settanta è stato uno dei primi movimenti di moda sostenibile. Gli hippie si dichiaravano contro il sistema, rispecchiando questa loro decisione nell’abbigliamento che era composto da capi fatti a mano ed etnici.
Successivamente con l’incremento della produzione di massa, negli anni Ottanta e Novanta, le prime problematiche relative al sistema moda si sono fatte strada fino al largo pubblico: fabbriche sfruttatrici, lavoro minorile e così via.
Da questo momento in poi le aziende hanno sempre cercato di sottolineare la loro natura green, come diretta conseguenza dell’aumento di consapevolezza da parte del pubblico finale. Negli anni Novanta erano già molti i brand a seguire questa tendenza. Per esempio l’americana Esprit di San Francisco, lanciò nel 1994 “ecollection”, ideata da Lynda Grose, mentre i brand Patagonia e J. Crew avviarono le proprie linee sostenibili e in Inghilterra, già nel 1985 Katharine Hamnett presentava il suo manifesto sull’abbigliamento.
MATERIALI SOSTENIBILI
I brand di moda sostenibile utilizzano tessuti naturali prodotti in maniera sostenibile ed etica. Qui di seguito vengono riportati alcuni dei tessuti sostenibili più utilizzati: cotone, lino, canapa, lana, TENCEL™, ECONYL®, Piñatex®, sughero, seta della pace, Orange Fiber.
Cotone organico

Il cotone organico è prodotto da agricoltura biologica e certificato. La sua produzione, a basso impatto ambientale, avviene in perfetta armonia con l’ecosistema e le persone. Questo tipo di coltivazione non utilizza sostanze chimiche tossiche e non si avvale di OGM (organismi geneticamente modificati).
Le colture di cotone organico utilizzano il 71% in meno di acqua e il 62% in meno di energia rispetto a quelle convenzionali1. Il cotone per essere coltivato ha bisogno di grandi quantità d’acqua; il cotone organico usa invece acqua recuperata per l’80% da piogge2.
Produrre cotone organico genera il 94% in meno di emissioni CO2.3 Le coltivazioni tradizionali invece rilasciano nell’aria 220 milioni di tonnellate di anidride carbonica4 e utilizzano circa il 16% degli insetticidi mondiali e il 7% dei pesticidi5.
Si tratta di sostanze con un forte impatto sull’aria, acqua, suolo e salute di chi vive nelle aree vicino alla coltivazione e in particolare per i contadini.
Le coltivazioni di cotone organico garantiscono invece sicurezza per i contadini e le loro famiglie: lavoratori e ambiente non sono esposti a sostanze dannose e i terreni non si impoveriscono, permettendo così la coltivazione anche di altri prodotti.
Quando si acquistano abiti in cotone organico si sta investendo nella tutela delle acque, dell’aria, del suolo e nella salute dei lavoratori e contadini. Scegliere cotone da agricoltura biologica rispetto a quello convenzionale ci permette di esercitare il nostro potere d’acquisto, influenzando così tutto il sistema moda e la sua filiera produttiva.
Dal seme al tessuto
I semi di cotone, organici, non trattati e non manipolati geneticamente, vengono piantati in terreni organici pronti a ricevere questo tipo di coltura. Dopo circa 60/70 giorni appaiono i primi fiori e dopo altrettanti giorni appaiono i primi bozzoli di cotone. 45 giorni dopo i bozzoli incominciano ad aprirsi e, una volta seccati, il cotone è pronto per essere raccolto. Il ciclo di crescita delle piante di cotone dura intorno ai 5-6 mesi.
Il processo di trasformazione del cotone in prodotto finito comprende diverse fasi: sgranatura (per rimuovere i semi), filatura, tessitura (trasforma il filato in tessuto), tintura e finitura, ed infine taglio e cucito del prodotto.
Specifiche certificazioni garantiscono l’integrità organica del cotone in ogni fase della manifattura.
Cotone organico o convenzionale? Le differenze:
Semi naturali, non trattati e non OGM
Semi generalmente trattati con fungicidi o insetticidi. Largo uso di semi OGM
Suolo fertile, grazie alla rotazione delle colture e in grado di trattenere umidità, evitando così l’eccessiva irrigazione
Fertilizzanti sintetici e mono-coltura impoveriscono il suolo che necessita anche di irrigazione intensiva
Utilizzo di insetti benefici predatori naturali dei parassiti e rimozione fisica delle erbacce
Utilizzo di diserbanti per inibire la crescita delle erbacce e insetticidi per eliminare i parassiti
Defoliazione naturale attraverso il gelo stagionale o tramite il controllo dell’acqua
Defoliazione indotta attraverso l’uso di sostanze chimiche tossiche
Sbiancamento con acqua ossigenata (non pericolosa)
Sbiancamento con cloro (tossico)
Tinture naturali a basso impatto ambientale
Tinture ad alte temperature e contenenti metalli pesanti e zolfo
Filiera fair trade e sicura – possono essere coltivati diversi prodotti per nutrire le famiglie degli agricoltori
Manodopera a basso costo sfruttata e avvelenata da sostanze chimiche dannose – costretti a praticare la monocultura
Storie positive possono essere raccontate per differenziare il prodotto
Con l’espandersi della consapevolezza da parte del pubblico dei benefici del cotone organico rispetto a quello tradizionale, aumenta l’immagine negativa del cotone convenzionale – nessuna storia positiva può essere raccontata
Costi iniziali più elevati, ma vantaggi (ambientali/sociali) a lunga durata
Costi iniziali economici. Impatto a lungo termine (ambientale/sociale) devastante
Nessun effetto indesiderato per i consumatori finali – proprietà ipoallergeniche
I capi restano impregnati di sostanze chimiche pericolose che possono essere assorbite dalla pelle, causando irritazioni o altri danni
Vengono impiegate meno energia e acqua – produrre cotone organico genera il 94% in meno di emissioni CO2
Grande utilizzo di energia e acqua – massicce emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera
Cotone organico o convenzionale? Le differenze:
ORGANICO
Semi naturali, non trattati e non OGM. Suolo fertile, rotazione delle colture, irrigazione controllata. Insetti benefici predatori naturali, rimozione fisica delle erbacce. Defoliazione stagionale o per controllo dell’acqua
CONVENZIONALE
Semi generalmente trattati con fungicidi o insetticidi. Largo uso di semi OGM
Fertilizzanti sintetici e mono-coltura impoveriscono il suolo che necessita anche di irrigazione intensiva
Utilizzo di diserbanti per inibire la crescita delle erbacce e insetticidi per eliminare i parassiti
Defoliazione indotta attraverso l’uso di sostanze chimiche tossiche
Sbiancamento con acqua ossigenata (non pericolosa)
Sbiancamento con cloro (tossico)
Tinture naturali a basso impatto ambientale
Tinture ad alte temperature e contenenti metalli pesanti e zolfo
Filiera fair trade e sicura – possono essere coltivati diversi prodotti per nutrire le famiglie degli agricoltori
Manodopera a basso costo sfruttata e avvelenata da sostanze chimiche dannose – costretti a praticare la monocultura
Storie positive possono essere raccontate per differenziare il prodotto
Con l’espandersi della consapevolezza da parte del pubblico dei benefici del cotone organico rispetto a quello tradizionale, aumenta l’immagine negativa del cotone convenzionale – nessuna storia positiva può essere raccontata
Costi iniziali più elevati, ma vantaggi (ambientali/sociali) a lunga durata
Costi iniziali economici. Impatto a lungo termine (ambientale/sociale) devastante
Nessun effetto indesiderato per i consumatori finali – proprietà ipoallergeniche
I capi restano impregnati di sostanze chimiche pericolose che possono essere assorbite dalla pelle, causando irritazioni o altri danni
Vengono impiegate meno energia e acqua – produrre cotone organico genera il 94% in meno di emissioni CO2
Grande utilizzo di energia e acqua – massicce emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera
Lino organico
Il lino è una delle fibre più antiche al mondo: il capo più antico in lino risale agli Antichi Egizi, circa 5000 anni fa. Il lino è un tessuto due volte più resistente rispetto al cotone. È traspirante, ipoallergenico e biodegradabile. È inoltre termoregolatore: mantiene caldo in inverno e fresco in estate.
Il lino organico ha bisogno di pochissima acqua per crescere, e pesticidi ed erbicidi non vengono utilizzati per la sua coltivazione. Paesi come la Cina, la Francia, il Belgio e l’Olanda sono fornitori principali di lino.
La fibra di lino viene raccolta attraverso processi naturali, e ciò che resta della pianta viene solitamente processato per produrre cibo, carta, materiali di isolamento o altro ancora.
Il procedimento di trasformazione del lino organico in tessuto non prevede alcun utilizzo di prodotti chimici. Per separare le fibre dalla pianta, il lino viene fatto macerare, lasciandolo nei campi a riposo per 6 settimane. È in questa fase che il lino prende il color beige naturale, che varia a seconda del sole e delle piogge.
Canapa organica
Usata fin dai tempi antichi, la canapa dà origine a un tessuto con una trama simile a quella del lino e la stessa capacità di mantenere caldo in inverno e fresco d’estate. È inoltre un tessuto che non lascia passare i raggi UV, è ipoallergenico e non irrita la pelle. Gli abiti realizzati in questo tessuto, con il tempo e i lavaggi diventano più morbidi.
La pianta di canapa è naturalmente resistente ai parassiti, non richiede l’utilizzo di pesticidi, erbicidi e fungicidi. Necessita inoltre di poca acqua per la sua coltivazione, e cresce molto velocemente.
Non solo la canapa è molto produttiva anche con un terreno di dimensioni limitate, ma lascia il suolo in ottime condizioni per la coltura successiva.
La resistenza della canapa è 8 volte superiore a quella del cotone: è un tessuto sostenibile tra i più resistenti.6
Lana organica
La lana è un tessuto naturale, rinnovabile e durevole. Scegliere lana organica significa sostenere pratiche sostenibili di allevamento. Infatti, le pecore vengono lasciate pascolare liberamente in terreni organici. Agli animali non vengono somministrati ormoni o medicine e non vengono a contatto con pesticidi chimici.
In questi allevamenti, è bandita la dolorosa pratica del mulesing, che consiste nell’asportare parte di pelle della zona perianale delle pecore per prevenire infezioni dovute alle larve di certe mosche.
La lana organica, particolarmente morbida, resistente, traspirante, calda e biodegradabile, non viene trattata con cloro e altre sostanze chimiche, lasciandola quindi allo stadio naturale.
ECONYL®
I filati in nylon rigenerato ECONYL® sono un prodotto dell’azienda italiana Aquafil, pioniera in qualità, innovazione e sostenibilità.
L’azienda raccoglie rifiuti in nylon dalle discariche e dagli oceani, trasformandoli in un filato di nylon rigenerato, che ha le stesse caratteristiche del nylon vergine e che può essere a sua volta riciclato, rimodellato e ricreato all’infinito.
I rifiuti raccolti, come reti da pesca, scarti di tessuti, tappeti usati e plastica industriale, vengono puliti e processati per prelevare la maggior quantità di nylon possibile. In seguito il nylon subisce un innovativo processo di purificazione che gli conferisce caratteristiche analoghe a quelle del nylon originale, diventando così in un filato performante.
Con ECONYL®, l’azienda è in grado di ridurre il proprio impatto ambientale dell’80% rispetto all’impatto creato dal comune nylon prodotto dal petrolio.8
“Dove altri
vedono solo rifiuti,
noi vediamo
un tesoro” – ECONYL®
Piñatex®
Alternativa vegana alla pelle, e quindi cruelty free, il tessuto Piñatex® è ottenuto dalle foglie della pianta dell’ananas, e sviluppato dall’azienda inglese Ananas Anam.
Le foglie utilizzate per la produzione di Piñatex® sono sottoprodotti della raccolta di ananas, che andrebbero altrimenti scartate o bruciate. Le lunghe fibre vengono estratte attraverso la decorticazione, che avviene direttamente presso le piantagioni, nelle Filippine. Per rendere questo processo il più produttivo possibile, l’azienda ha progettato un macchinario in grado di decorticare rapidamente grandi quantità di foglie d’ananas. Lo scarto della decorticazione può essere utilizzato come compost per il terreno, o come biocarburante. Le fibre ricavate, attraverso processi industriali diventano tessuto non tessuto, che costituirà la base del Piñatex®. I rotoli di tessuto, privi di sostanze chimiche, vengono poi spediti in Spagna per la fase di finitura, che darà al tessuto lo stesso aspetto del vero pellame: resistente, leggero, flessibile, adatto per borse, scarpe, arredamento e molto altro.
Ananas Anam contribuisce ad apportare un impatto sociale positivo e adotta metodi a basso impatto ambientale. L’azienda supporta comunità locali, lavorando direttamente con le cooperative delle piantagioni, creando una nuova fonte di guadagno per i contadini. Attualmente Ananas Anam lavora con contadini delle Filippine, aiutando l’economia globale e rafforzando le loro esportazioni.







TENCELTM (LYOCELL | MODAL)
Il TENCELTM è il marchio registrato dall’azienda austriaca Lenzing AG e identifica i tessuti lyocell e modal.
I tessuti TENCELTM sono prodotti attraverso processi responsabili e sostenibili, compreso il rifornimento di legname grezzo, proveniente da fonti certificate, controllate e sostenibili.
Questi tessuti hanno origini botaniche: il filato proviene da fibre di legno. In particolare, il legno per produrre il TENCELTM Modal proviene da foreste di faggio, gestite responsabilmente, in Austria e nei paesi confinanti. Mentre il legno impiegato per produrre TENCELTM Lyocell proviene da foreste di eucalipto.
La produzione di TENCELTM Lyocell avviene all’interno di un ciclo chiuso, a basso impatto ambientale. In questo procedimento, dove la polpa di legno viene trasformata in fibre, l’acqua viene riciclata e il 99% dei solventi viene riutilizzato per il ciclo successivo7.
Il morbido tessuto TENCELTM Lyocell assorbe umidità molto più efficacemente del cotone, supportando così il meccanismo termo-regolatore del corpo, che si mantiene sempre fresco e asciutto. È inoltre un tessuto antibatterico, traspirante e molto resistente.
I tessuti TENCELTM sono privi di elettricità statica, grazie alla loro capacità di assorbire l’umidità.
Sughero
Il sughero, materiale resistente all’acqua, rinnovabile e completamente riciclabile, viene ricavato da querce e può essere prelevato più volte: una volta prelevata la corteccia, la quercia ne produrrà sempre di nuova, rendendo così il sughero una risorsa 100% rinnovabile. Inoltre le querce da sughero possono vivere per oltre 300 anni.
Il Portogallo è il maggior produttore di sughero al mondo: il Paese ospita un terzo delle foreste di querce, mentre il restante proviene dal Nord-Ovest dell’Africa e dall’Europa meridionale (soprattutto Spagna e Italia).
Le foreste di querce da sughero preservano il suolo, garantiscono una sufficiente ritenzione idrica e catturano l’anidride carbonica. Questi alberi, infatti, assorbono 14milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, contribuendo quindi alla riduzione di gas serra nell’atmosfera9.
Seta della pace organica
La seta della pace è un tipo di seta che non nuoce ai bachi da seta, i piccoli insetti produttori di questo filato. Infatti, dopo aver mangiato a sufficienza foglie di gelso, i bachi producono un filamento continuo in cui si avvolgono, formando il loro bozzolo. All’interno del bozzolo, il baco si trasforma in crisalide e poi in farfalla. Per poter uscire la farfalla dovrà rompere il suo bozzolo, rompendo anche il filo continuo che aveva creato. È importante, per la produzione di seta convenzionale, che questo filo rimanga intatto; i bozzoli vengono pertanto prelevati quando il baco è ancora all’interno, uccidendolo tramite calore o acqua bollente.
Nel caso della seta della pace, i bozzoli vengono lavorati solo dopo l’uscita della farfalla, oppure vengono aperti manualmente e la farfalla liberata. La fibra ricavata, anche se non più lunga, potrà essere filata: il risultato è un filo irregolare e, anche se non sarà lucido come la seta classica, risulterà morbido al tatto.
La seta della pace viene anche chiamata seta “Ahimsa”; il termine “Ahimsa” significa “nonviolenza”, ed è una filosofia che accomuna molte religioni orientali: gli uomini non dovrebbero uccidere, ferire o danneggiare in alcun modo alcun essere vivente. La coltivazione della seta della pace organica e la sua produzione avvengono senza l’utilizzo di sostanze chimiche e altre sostanze tossiche.
ORANGE FIBER
Orange Fiber è un’azienda italiana che produce tessuti sostenibili provenienti da scarti di agrumi.
L’azienda infatti crea il proprio filato a partire dal residuo della produzione industriale del succo di agrumi che altrimenti verrebbe buttato.
Da questo sottoprodotto industriale viene estratta la cellulosa d’agrumi, adatta alla filatura. Il risultato è un tessuto innovativo di altissima qualità e completamente Made in Italy.
CERTIFICAZIONI

GOTS – Global Organic Textile Standard
Il Global Organic Textile Standard è la più importante certificazione internazionale dei prodotti tessili con fibre naturali provenienti da agricoltura biologica. I prodotti biologici per essere certificati devono sottostare a un rigoroso controllo che tocca tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione delle fibre fino a tutte le fasi manifatturiere. Anche l’aspetto etico viene monitorato, garantendo così prodotti realizzati da lavoratori le cui condizioni lavorative sono dignitose e la paga adeguata.
La produzione organica è basata su un’agricoltura che mantiene e alimenta la fertilità del suolo, senza far uso di pesticidi e fertilizzanti tossici e persistenti. Inoltre, la produzione organica non ammette sementi OGM (organismi geneticamente modificati).
Nel caso di lana o altre fibre naturali di origine animale, lo standard GOTS garantisce pratiche di allevamento responsabili e sostenibili.
L’etichetta GOTS garantisce che almeno il 70% della fibra di un capo/tessile proviene da agricoltura biologica certificata; mentre l’etichetta GOTS ORGANIC garantisce che almeno il 95% della fibra sia organica e certificata.
GOTS è composto da quattro istituzioni riconosciute a livello internazionale: Soil Association (UK), IVN (Germania), OTA (USA) e JOCA (Giappone); è inoltre supportato da altre organizzazioni internazionali ed esperti nell’ambito dell’agricoltura biologica e produzione tessile sostenibile e responsabile.
L’introduzione di questa certificazione è avvenuta nel 2006 ed è accettata in quasi tutti i mercati globali.
Scopo di GOTS è quello di assicurare la trasparenza e la sicurezza dei prodotti: il consumatore ha una certificazione sull’integrità etica e sostenibile del prodotto e allo stesso tempo il venditore sa cosa sta vendendo.
I prodotti certificati GOTS devono rispondere anche a parametri qualitativi: i capi vengono testati per eventuali restringimenti, decolorazioni, traspirazione ecc. Anche gli accessori di un capo di abbigliamento, come bottoni, zip e applicazioni, devono sottostare ai parametri GOTS in fatto di impatto sull’ambiente e sulla salute.
Acquistare tessili e capi di abbigliamento certificati GOTS significa promuovere uno stile di vita sostenibile, socialmente responsabile e con un impatto negativo minimo sull’ambiente.

FAIRTRADE
Fairtrade mira a migliorare le condizioni dei lavoratori incoraggiandoli e aiutandoli a proteggere il loro ambiente.
Fairtrade è un’organizzazione internazionale che mira a migliorare le condizioni dei lavoratori nei Paesi in via di sviluppo.
Il marchio Fairtrade garantisce prodotti provenienti dal commercio equo e solidale. Comprandoli, si sostiene il benessere dei lavoratori e si protegge l’ambiente.
Applicato al settore moda, Fairtrade sostiene alcuni lavoratori dei campi di cotone in India e Africa (Mali, Senegal, Cameroon e Burkina Faso). Il programma “Fairtrade cotton” è stato introdotto nel 2014 e lavora al fianco di 66.000 contadini in alcune delle regioni più povere del mondo.
Gli standard Fairtrade proteggono la salute dei lavoratori, la loro sicurezza e promuovono una gestione sostenibile delle aziende agricole. Infatti Fairtrade promuove una gestione efficiente dell’acqua, proibisce l’utilizzo di sostanze chimiche e di semi geneticamente modificati. Il 65% del cotone Fairtrade è certificato organico.
Fairtrade incoraggia e aiuta i contadini a proteggere l’ambiente attraverso una gestione sostenibile delle loro attività.
Oltre a fornire un prezzo minimo per il cotone, che non scenderà mai al di sotto del prezzo di mercato, l’organizzazione assegna un “premio Fairtrade” che viene assegnato agli agricoltori e lavoratori e può essere utilizzato a piacimento: per garantire istruzione ai propri figli, oppure per il benessere della propria comunità, investendo in tal caso il denaro in costruzione di pozzi, infrastrutture mediche, strade, scuole e così via.
Con lo scopo di tutelare anche i lavoratori degli stabilimenti tessili, Fairtrade ha introdotto nel 2016 il “Fairtrade Textile Standard and Programme”. Raggiungendo i lavoratori tessili ad ogni stadio della catena produttiva, questo standard apporta paghe e condizioni lavorative migliori e coinvolge i brand nello scegliere un commercio più equo e sostenibile.
©Cora Unk Photo / Shutterstock.com
GLI STANDARD OEKO-TEX®
OEKO-TEX® è un’associazione composta da 18 istituiti di ricerca e test in ambito tessile, collocati in Europa, Giappone e con uffici di rappresentanza presenti in tutto il mondo. Scopo dell’associazione è quello di garantire prodotti sicuri per la salute e per l’ambiente, privi quindi di sostanze chimiche nocive e persistenti. Per questo motivo sono stati introdotti diversi standard.
STeP by OEKO-TEX®

STeP (Sustainable Textile Production) by OEKO-TEX® è un sistema di certificazione in ambito tessile per brand, rivenditori e produttori che vogliono comunicare le loro buone pratiche riguardo processi di manifattura sostenibili e trasparenti.
La certificazione è valida per ogni stadio produttivo: dalla produzione delle fibre, fino al prodotto finito.
La certificazione per essere valida dovrà analizzare l’impiego di sostanze chimiche, le prestazioni ambientali, la gestione ambientale, la salute e la sicurezza sul lavoro e la gestione della qualità.
MADE IN GREEN by OEKO-TEX®

MADE IN GREEN by OEKO-TEX® è un metodo di certificazione indipendente applicato all’industria tessile, che garantisce prodotti tessili privi di sostanze nocive, realizzati attraverso processi sostenibili e in condizioni lavorative sicure e socialmente responsabili.
I prodotti sono inoltre trasparenti e tracciabili: ogni prodotto tessile certificato con l’etichetta MADE IN GREEN by OEKO-TEX®, presenta un ID personalizzato o un QR code che fornisce al consumatore la tracciabilità del prodotto.
Attraverso questo sistema di etichettatura, il consumatore può informarsi sugli impianti e sulle fasi di produzione, oltre che sui Paesi d’origine.
Durata: 12 mesi.
ECO PASSPORT by OEKO-TEX®

ECO PASSPORT by OEKO-TEX® è un sistema di test e certificazione internazionale per prodotti chimici, coloranti e ausiliari usati per fabbricare tessuti.
STANDARD 100 by OEKO-TEX®

Lo STANDARD 100 by OEKO-TEX®, introdotto nel 1992, garantisce e certifica prodotti sicuri per la salute del consumatore: attraverso valori limite e metodologie di test su base scientifica, lo standard analizza ogni fase produttiva di un capo/prodotto tessile, dalle materie prime ai semilavorati e ai prodotti finiti, compresi gli accessori utilizzati (cerniere, bottoni ecc.).
I criteri di verifica adottati dallo standard e i valori limite sono molto più esigenti rispetto a quelli stabiliti dalle leggi internazionali; lo standard verifica che non ci siano sostanze chimiche pericolose, siano esse già regolamentate o non ancora regolamentate per legge. Inoltre, più il capo viene a contatto con la pelle (come ad esempio biancheria intima, asciugamani ecc.), più deve soddisfare restrittivi valori limite.
L’etichetta “STANDARD 100 by OEKO-TEX®” garantisce dunque ai consumatori prodotti sicuri, privi di sostanze nocive, analizzati con rigore seguendo ogni stadio produttivo.
Durata dello STANDARD 100: 12 mesi
DETOX TO ZERO by OEKO-TEX®

DETOX TO ZERO by OEKO-TEX® è rivolto agli impianti manifatturieri tessili e ne valuta i sistemi di gestione delle sostanze chimiche, la qualità delle acque di scarico e dei fanghi.
Il tutto viene documentato attraverso una verifica indipendente. Il risultato ottenuto potrà confermare o meno la conformità con la campagna Detox di Greenpeace.
LEATHER STANDARD by OEKO-TEX®

Il LEATHER STANDARD by OEKO-TEX® è un sistema di certificazione indipendente e internazionale che garantisce pellami privi di sostanze nocive. Questo standard può essere applicato ad articoli in pelle in ogni stadio della loro produzione.
Nel caso in cui un prodotto in pelle contenga anche accessori e parti in tessuto, quest’ultimi verranno sottoposti allo STANDARD 100 by OEKO-TEX®.
GLI STANDARD DI TEXTILE EXCHANGE
Fondata nel 2002, Texile Exchange è una no-profit globale con sede in Texas che ha l’obiettivo di guidare l’industria tessile verso un cambiamento positivo e responsabile. Textile Exchange identifica e diffonde le miglior pratiche per quanto riguarda l’agricoltura, i materiali, la lavorazione, la tracciabilità, il ciclo di vita di un prodotto, al fine di ridurre l’impatto dell’industria tessile sull’acqua, il suolo, l’aria e sull’uomo.
Gli standard rilasciati da Textile Exchange sono indipendenti e volontari, ciò significa che le aziende possono scegliere di certificarsi, senza alcun obbligo legislativo.
GRS - GLOBAL RECYCLED STANDARD

Il Global Recycled Standard venne originariamente sviluppato nel 2008 da Control Union Certifications (CU) e successivamente diventato di proprietà di Textile Exchange nel 2014.
Questa certificazione internazionale garantisce prodotti con una componente riciclata, restrizioni per quanto riguarda le sostanze chimiche e pratiche sociali e ambientali migliori. Scopo dello standard è quello di far incrementare l’utilizzo di materiali riciclati nel settore tessile e ridurre/eliminare le sostanze nocive causate dalla loro produzione, al fine di promuovere un modello di produzione e consumo sostenibile e responsabile. Il Global Recycled Standard è attuabile su prodotti contenenti almeno il 20% di materiali riciclati.
RDS - RESPONSIBLE DOWN STANDARD

Il Responsible Down Standard certifica che le piume o il piumino presenti in un determinato prodotto provengono da allevamenti responsabili di anatre e oche, dove agli animali è assicurato un certo livello di benessere evitando sofferenze, paura o stress. Viene inoltre seguita la catena di custodia dalla fattoria al prodotto, così da poter certificare e garantire ai consumatori prodotti conformi al Responsible Down Standard. L’RDS intende anche stimolare i produttori di piume ad adottare pratiche rispettose degli animali.
RWS – RESPONSIBLE WOOL STANDARD

Il Responsible Wool Standard garantisce lana proveniente da allevamenti i cui animali e terreni siano gestiti responsabilmente. La lana prodotta dagli allevamenti viene seguita e tracciata fino al prodotto finito per assicurare prodotti conformi allo standard.
RCS – RECYCLED CLAIM STANDARD


Il Recycled Claim Standard è nato per tracciare materiali grezzi riciclati attraverso la catena produttiva. Questo standard assicura, sia ai brand che ai consumatori, la presenza di materiali riciclati nel prodotto finito (percentuale minima dei materiali riciclati: 5%).
5% materiali riciclati
RCS BLENDED – RECYCLED CLAIM STANDARD
95% materiali riciclati
RCS 100 – RECYCLED CLAIM STANDARD
OCS – ORGANIC CONTENT STANDARD


Scopo dell’Organic Content Standard è quello di assicurare che le fibre naturali presenti in un prodotto provengano da agricoltura biologica, tramite verifica da parte di terzi. Questo standard, utilizzato in ambito business-to-business, garantisce la tracciabilità dei componenti organici lungo l’intera filiera produttiva. Possono venire certificati i prodotti tessili che abbiano almeno il 5% di fibre naturali certificate organiche.
5% materiali organici
ORGANIC BLENDED CONTENT STANDARD
95% materiali organici
ORGANIC 100 CONTENT STANDARD

FAIR WEAR FOUNDATION
Fair Wear Foundation mira a migliorare le condizioni dei lavoratori di abbigliamento aspirando ad una catena produttiva più equa.
Fair Wear Foundation (FWF) è un’organizzazione no-profit che lavora con brand del settore moda, stabilimenti produttivi, sindacati, ONG e Governi per migliorare le condizioni dei lavoratori di abbigliamento, in 11 aree produttive di Asia, Europa e Africa.
I marchi che aderiscono a Fair Wear Foundation dimostrano che esiste un modo etico e responsabile per produrre vestiti. Fair Wear Foundation vuole però un vero e proprio cambiamento che coinvolga tutto il settore moda, mostrando concretamente, attraverso i brand già membri, come sia possibile creare una catena produttiva più equa.
L’industria della moda è molto complessa, globale, frammentata e raramente trasparente.
Questo significa che i brand non riusciranno mai da soli a sistemare le cose, senza l’aiuto di Governi locali, sindacati e industrie.
Non esistono ancora catene di approvvigionamento 100% etiche e Fair Wear Foundation non si ritiene un’organizzazione perfetta, ma un’ottima alternativa.
I principi chiave
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PASSO DOPO PASSO
Fair Wear Foundation collabora con marchi determinati a trovare il modo più etico e sostenibile di fare i propri vestiti, consapevole del fatto che il cambiamento non può avvenire in una notte. Il primo passo è l’identificazione dei problemi e quindi monitorare i propri fornitori e stimolare un miglioramento continuo.
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VERIFICA
Affermare che il proprio brand è etico non basta. Questa affermazione acquista credibilità solo se verificata da enti indipendenti: Fair Wear Foundation è un’organizzazione credibile e indipendente. L’organizzazione, al fine di ottenere una visione reale delle pratiche dei propri brand, conduce verifiche su tre livelli: controlla le fabbriche, condivide i report con il pubblico e mette a disposizione dei lavoratori un canale di assistenza.
3
COLLABORAZIONI
Trasformare le condizioni di lavoro all’interno del sistema moda è un obiettivo ambizioso. Per questo Fair Wear Foundation collabora con diversi player, ognuno con un ruolo importante da svolgere.
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TRASPARENZA
Fondamentale per Fair Wear Foundation è che i propri brand siano completamente trasparenti. Proprio per questo motivo l’organizzazione pubblica report sull’andamento delle fabbriche ed eventuali reclami.
Il codice etico
Il codice delle pratiche di lavoro di Fair Wear Foundation si basa su standard riconosciuti a livello internazionale e in particolare sulle convenzioni dell’ILO (International Labour Organization) e sulla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani.
- Il lavoro è una scelta
- Nessuna discriminazione
- Nessuno sfruttamento del lavoro minorile
- Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva
- Salario di sussistenza adeguato
- Orari di lavoro giusti
- Condizioni di lavoro salutari e sicure
- Contratti legali

PETA – APPROVED VEGAN
Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), organizzazione no-profit che si batte per i diritti degli animali, con il logo “Peta Approved Vegan” aiuta i consumatori etici nel riconoscere aziende che non fanno uso di prodotti di origine animale.
Il logo può essere applicato dalle aziende che vendono abbigliamento e accessori per evidenziare la loro offerta di prodotti vegani e cruelty-free.
Cosa può nascondersi dietro al mondo patinato della moda?
Note
Rimandi bibliografici del testo
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